Significativamente Oltre

bersani

Seconda lettera al sindaco di Frosinone

Verso una democrazia partecipativa

La Rete Indipendente “ Nuove Idee nei territori” ritiene urgente ed auspicabile, all’interno della Amministrazione comunale di Frosinone, proporre l’istituzione a costo zero di un tavolo di lavoro per l’organizzazione di un modello di democrazia, quello del governo partecipato, responsabile e condiviso e di un Garante ai “Beni Comuni e alla Partecipazione”.

Si propone contemporaneamente una riflessione che, rispondendo ai principi di trasparenza e integrità, previsti dalla normativa vigente per tutte le pubbliche amministrazioni istituisca referendum abrogativi e propositivi senza quorum soprattutto per le opere di interesse pubblico e dai costi sociali particolarmente rilevanti quale risposta ad un percorso di consultazione nel pubblico dibattito.

Proponiamo altresì l’adozione dello schema operativo di Agenda 21 locale che può diventare un modo di operare strategico a medio e lungo termine essendo modello partecipativo, democratico, antidogmatico e consapevole responsabilizzante tutti i soggetti partecipanti al dibattito sulla cosa pubblica. Inoltre, attenendosi al principio di legalità nella gestione delle amministrazioni, appare determinante che nei contratti pubblici sia abolito il criterio del “massimo ribasso” e venga istituita una commissione comunale, sempre a costo zero, per l’attuazione di un sistema tale da controllare in automatico eventuali infiltrazioni malavitose mediante verifiche incrociate dei dati su appalti, licenze, redditi, anagrafe. Sarà fondamentale, per evitare sprechi, implementate sia la formazione che l’aggiornamento dei dipendenti comunali così da ridurre al minimo le consulenze esterne.

 

Certi di trovare adeguata risposta alla suddetta proposta la Rete si rende disponibile ad una collaborazione, su un concetto chiave di gratuità assoluta, perché il percorso individuato sia fattibile ed in linea con una idea di innovazione dei Governi locali.

Giuseppina Bonaviri

Rete Indipendente “Nuove Idee nei territori”

Pd/ Un intreccio complicato di tesoreria, affari, e di discutibile senso di responsabilità

di Pierluigi Sorti

Mentre scriviamo, come radio e televisioni informano, sono contemporaneamente in corso la deposizione formale ai magistrati inquirenti, dell’ ex senatore Luigi Lusi,  e le allocuzioni, in due differenti convegni, di due presumibili contendenti alle primarie del centro sinistra, se ci saranno, che dovranno determinare il candidato premier del centro sinistra : Pier Luigi Bersani, a Roma,  e Matteo Renzi, a Firenze.

Non risulta che i due esponenti del Pd abbiano ritenuto di far cenno al concomitante evento dell’ avvio formale di una azione giudiziaria che mette in discussione la legittimità di gran parte dei gruppi dirigenti del Pd di cui,  specificamente Bersani ( ex Ds ) , come segretario, e Rosi Bindi ( come presidente del partito ), dovrebbero essere, ma non sono,  in massimo grado consapevoli.

Eppure dovrebbe essere evidente il declino del loro credito politico serpeggiante nelle fila degli iscritti al Pd  e, ancor più,  degli elettori del centro sinistra, in rapporto ai loro comportamenti nel caso Lusi e di quello altrettanto non commendevole del consigliere regionale Penati.

Nel quadro della acclarata gravità del caso Lusi e del caso Penati, emerge  chiarissima la profonda insensibilità politica che sta alla base della legge istitutiva degli oltremodo cospicui rimborsi, solidalmente con  tutti i partiti, e la violenza ( non solo lessicale, on. Rosi Bindi ) con cui è stato fatto strame del referendum abrogativo di ogni forma di finanziamento pubblico, approvato da quasi trenta milioni  di elettori.

E’ doveroso dare eticamente credito alla parola di Bersani , non dichiaratosi informato delle super disinvolte operazioni amministrative del capo della sua segreteria politica, Penati, nella sua veste di presidente della Provincia di Milano,

Ma è altresì doveroso sottolineare che, proprio sotto tale rispetto, egli abbia evidenziato, una profonda incapacità di conoscenza psicologica e di sagacia selettiva degli uomini di cui aveva scelto di avvalersi.

Vi è una responsabilità “in vigilando” che, per un uomo politico, deve ritenersi altrettanto importante della su stessa onestà personale.

Chi non ricorda le dimissioni immediate del presidente tedesco Willy Brandt appena reso edotto che uno degli uomini della sua segreteria era indagato come sospettabile di spionaggio ?

La strana democrazia di 5 Stelle, La Repubblica e Montezemolo: chi comanda non è nel partito

Peppino Caldarola (su Linkiesta)
Sta nascendo una nuova tipologia di partiti (che si dichiarano rigorosamente  non partiti) a direzione occulta, ovvero, per meglio dire, diretti da gente che  se ne sta fuori a guidarli dalle tenebre. Nell’elenco c’è il partito di Grillo,  che pudicamente si autodefinisce movimento ma è un partito, c’è quello di  Montezemolo, c’è quello del gruppo “L’Espresso-Repubblica”. Grillo ci ha già  spiegato che lui sarà dietro le quinte a stabilire ciò che è giusto e ciò che  non lo è, più o meno come accade in Iran con gli ayatollah. Irene Tinagli ci ha  raccontato che nel suo “Italiafutura” Montezemolo svolgerà un ruolo di difficile  catalogazione ma anche lui sarà un leader occulto, il gruppo editoriale citato  aiuterà la presentazione di una lista, ma ne saranno fuori i tre capi, cioè  Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari e Ezio Mauro.

Sta nascendo una strana democrazia in Italia. Mentre a  destra ci si sta convincendo che forse è bene fare le primarie per eleggere un  signore o una signora che prenda il posto di Berlusconi, e mentre a sinistra  Bersani (che prese poco tempo fa qualche milionata di voti per diventare  segretario di partito) dovrà sottoporsi a una nuova prova per diventare il  candidato premier, c’è questo pullulare di nuovi movimenti, questo formicolio di  società civile, questo insorgere di antipolitica che si svolge nell’ombra e tine  al riparo i grandi burattinai, cioè i capi della nuova forma-partito, il  partito-occulto. Mi viene da dire che è meglio il peggior partito, con regole  democratiche vere, che il miglior movimento affidato nelle mani di uno o più  guru che possono di soppiatto e senza controllo decidere le sorti della politica  e con essa di milioni di cittadini.

Stiamo diventando quello strano paese in cui il massimo di  virtù democratica viene riconosciuta a personalità e movimenti che non si  sottopongono a congressi o a qualcosa di simile. Prendete quel democratico di Di  Pietro: non ha mai fatto un congresso, ha selezionato una classe dirigente  peggiore di quella della prima repubblica, i suoi parlamentari sono stati  oggetto di attenzioni e di scambi per tenere in piedi il vecchio governo. Eppure  Di Pietro, che non fa congressi né primarie, guida la lista di coloro che hanno  qualcosa da insegnare ai partiti ed elogia Grillo sul ricambio generazionale  dimenticando che sia lui sia Grillo sono, anagraficamente e non solo, abbastanza  avanti con gli anni. La lista di Montezemolo, per parlare di un altro partito  occulto, verrà fuori da un’associazione che è fatta di tante belle persone, la  Tinagli è anche brava e carina, ma nessuno sa chi e come sono selezionati i suoi  dirigenti, eppure anche loro criticano i partiti perché poco trasparenti. Il  gruppo editoriale citato è il prototipo della struttura autoritaria, ben più di  quanto lo sia necessariamente ogni giornale, e la sua eventuale lista sarà  formata con un meccanismo di selezione arbitrario, senza alcun rapporto con una  linea politica che è stata di una mutevolezza e anche di un opportunismo  politico da lasciare interdetti.

L’unico che dovrà fare gli esami sarà Bersani e con lui i  suoi contraddittori, si chiamino Renzi o Vendola o altri ancora. Nella Italia  stanca dei partiti invece saremo pieni di movimenti di duri e puri che della  democrazia non sanno che farsene, in cui comanderanno i nuovi ayatollah formati  nei camerini dei teatri, nelle stanze di grandi aziende, nelle redazioni  militarizzate. Sono tutti nipotini di Berlusconi, buonanima. Per questo,  passando sopra a tutti i miei mal di pancia, guardo con affetto a Bersani e tifo  per lui. So che se toccherà a lui comandare, a me e a tanti altri resterà la  possibilità di criticare. Con quegli altri, duri e puri, movimentisti,  espressione della società civile, eccetera e eccetera forse correrò qualche  pericolo come capita nelle democrazie commissariate dai guru, dai para-guru,  dalle strutture di comando occulte.

Bersani: Patto progressisti e democratici per l’Italia. Primarie entro l’anno, mi candiderò

Bersani, un patto dei Democratici e Progressisti per l’Italia. “Lo propongo non solo ai partiti di un centrosinistra di governo ma ad associazioni, movimenti, liste civiche, sindaci e amministratori, singole personalita’. Un patto per la ricostruzione e il cambiamento. ..Si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Democratici e Progressisti alla guida del paese. Io mi candido.”

Se in un sommovimento così profondo, se in acque cosi mosse, qualcuno pensa che il compito nostro sia quello di giostrare sugli accorgimenti tattici o sui rapporti politici o perfino sui temi programmatici, si sbaglia. Sono cose che ci vogliono ma che da sole non arrivano a grande parte della popolazione. Il sommovimento è molto, molto profondo. “Tocca a noi” vuol di re tocca a noi giocarcela e investire il consenso che abbiamo sul punto principale della questione, il punto che sta fra politica e popolo, che sta nella faglia che si è aperta fra grande parte dei cittadini e il sistema e che nel profondo, secondo me, è un bisogno di sentirsi comunità e l’impossibilità di esserla: perché la grande traduttrice, colei che traduce l’individuo nella comunità, e cioè la politica, ha ormai un suono che tantissima gente non sente. Quindi noi non staremo fermi. Ci muoveremo. Non lasceremo erodere il consenso che abbiamo, lo investiremo rischiando qualcosa, come succede sempre per un investimento.

Ecco dunque il percorso che vi propongo e che è organizzato su tre punti.

 

Primo punto. Per intervenire su quella faglia, su quella frattura bisogna cominciare dalla legge elettorale.

Adesso basta. Districhiamo il nodo che si è avviluppato fra riforma elettorale e costituzionale. Il Semipresidenzialismo non è la nostra opzione. Noi siamo per un sistema parlamentare riformato, semplificato e rafforzato, per un ruolo forte del Governo e per una preziosa funzione di equilibrio del Presidente della Repubblica. Naturalmente il semipresidenzialismo è una posizione legittima, ma non è comunque percorribile in questo scorcio di legislatura. Lo stesso PDL  nei suoi emendamenti riconosce l’esigenza di leggi di attuazione non banali (a cominciare ad esempio dal conflitto d’interesse) e che non potrebbero essere lasciate fra le varie ed eventuali. E per favore, non si mostri di voler proseguire l’iter  o far finta di proseguirlo con qualche voto a maggioranza. In una situazione come quella in cui siamo sarebbe ridicolo. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo che per noi la prossima sarà una legislatura costituente. Siamo pronti a prenderci impegni su questo anche trovando assieme le vie ed eventualmente gli strumenti per formalizzare questo impegno. La legge elettorale sia quindi liberata da ogni condizionamento. Lo ripetiamo per noi (e non solo per noi!) il doppio turno di collegio ha una sua rinnovata attualità, dal punto di vista della percezione dei cittadini, della chiarezza politica, del contributo che può dare in termini di composizione e quindi di governabilità (questione che sta emergendo acutamente). Il doppio turno non è come è ovvio necessariamente connesso agli assetti costituzionali. Questa è la nostra proposta, che ribadiamo, sperando che si comprenda che non è per noi (noi avremmo più sicuri vantaggi da altre soluzioni) ma è per l’Italia. Detto questo, noi non aggiungiamo: o è così o ci teniamo il porcellum. Se qualcuno di noi lo pensasse (e non lo credo) dovrebbe avere la bontà di dichiararlo. Non possiamo permetterci che ad ogni passo di mediazione parta l’accusa di volerci vendere l’anima. Io ribadisco il no al porcellum che considero una causa principe del distacco dei cittadini e che non ha consentito la governabilità. Considero peraltro che i tempi ormai sono molto molto stretti. Alfano ha detto: tre settimane! Gli rispondo: bene, tre settimane e si decide se c’è l’accordo o no e lo si decide all’aperto. I nostri paletti concettuali sono chiari:

1) basta liste bloccate. Per noi la strada maestra sono i collegi.

2) massima attenzione alla governabilità e quindi alla possibilità dei cittadini di pronunciarsi utilmente sull’indirizzo di governo. Ai primi di luglio dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione. Chiedo quindi mandato alla Direzione  per metterci al lavoro da domani con le altre forze politiche.

 

Il Secondo punto del percorso su cui ugualmente lavorare da domani è un UN PATTO DEI DEMOCRATICI E DEI PROGRESSISTI PER L’ITALIA.

 

E’una proposta che propongo di avanzare non solo ai Partiti di un centrosinistra di Governo ma ad Associazioni, Movimenti, Liste Civiche, Sindaci e Amministratori, Singole personalità che si riconoscono nel campo democratico e progressista. Un Patto, e cioè una Carta di intenti PER LA RICOSTRUZIONE E IL CAMBIAMENTO che delinei una idea di Paese alternativa alle pulsioni regressive e populiste a cui l’Italia e l’Europa sono esposte. Una carta di intenti in cui possano riconoscersi le chiavi essenziali del nostro progetto (la legislatura costituente e la riforma delle istituzioni e della politica; il lavoro e la conoscenza, la loro centralità; l’equità, il civismo, la legalità).

Una carta di intenti che significhi per tutti una forte assunzione di responsabilità verso il Paese, verso la sua salvezza e le sue esigenze di cambiamento e di riforma e verso le speranze della nuova generazione. Quindi un passaggio non formale ma sostanziale che seguiremo assieme già dai prossimi giorni.

 

Terzo punto. Io credo che sia giusto ed utile che sulla scorta di questo fondamentale Patto si proceda entro l’anno a primarie aperte per la scelta del candidato dei Progressisti e dei Democratici italiani alla guida del Paese.

 

Io mi candiderò, ma mi candiderò dentro a quel percorso e in una giornata di grande partecipazione costruita non per allestire generiche carovane o determinare questa o quella rendita di posizione ma per ricavare governabilità dalla partecipazione, per riconnettere politica e società, per mettere in movimento la forza dei progressisti e non lasciarla spettatrice di acrobazie altrui, spesso senza capo né coda; perché alla fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi. O vogliamo forse disperdere un punto di forza, un punto distintivo così grande e così vero?

So di chiedere al mio Partito un atto di generosità e il coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che dovremo affrontare. Ma io ho sempre pensato che metterci al servizio di un processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro Partito. Le accresce, semmai. Facciamo questo percorso con fiducia e sicurezza. La strada che abbiamo compiuto assieme dal Lingotto ad oggi ha avuto inciampi, problemi, difficoltà. Ma ci siamo. Siamo il principale Partito del Paese; siamo un Partito centrale, ma non nella geometria politica; siamo centrali nel rapporto fra politica e Paese. E’ questa la responsabilità da prenderci per essere davvero utili all’Italia.

Pd: la nuova segreteria e i presidenti dei forum

Ecco i nomi della nuova segreteria, e di alcuni dei presidenti dei forum del Partito Democratico

Coordinatore della Segreteria: Maurizio Migliavacca

Roberta Agostini
Stella Bianchi
Cecilia Carmassi
Stefano Fassina
Catiuscia Marini
Matteo Mauri
Marco Meloni
Matteo Orfini
Anna Maria Parente
Francesca Puglisi
Nico Stumpo
Davide Zoggia.

E’ una squadra di sei donne e sei uomini, età media 41 anni, che sarà coordinata da Maurizio Migliavacca. Una segreteria di “giovani sperimentati” che hanno fatto esperienza sul territorio come amministratori o con l’attività politica.

Presidenti Forum

Economia Paolo Guerrieri

Università Saperi e Ricerca Maria Chiara Carrozza

Giustizia Andrea Orlando

Esteri Piero Fassino

Politiche agricole Enzo Lavarra

Progetto Mezzogiorno Umberto Ranieri

Politiche Locali Claudio Martini

Welfare Coordinatore Giuseppe Fioroni

Lavoro Emilio Gabaglio

Politiche sociali e immigrazione Livia Turco

Politiche dell’Istruzione Giovanni Bachelet

Politiche ambientali Laura Puppato

ICT Paolo Gentiloni

Riforma sistema radiotelevisivo Carlo Rognoni

Riforma dello Stato Luciano Violante

Centro Studi Gianni Cuperlo

L’Ambiente – il fianco scoperto di Bersani – e la necessità di accelerare

bersaniMolto interessante l’articolo di oggi di Europa (“L’ambiente – il fianco scoperto di Bersani”), che evidenzia la limitata “attenzione reale” del PD sui temi dell’Ambiente, soprattutto ora che l’Area Ecologista di Realacci è in “minoranza” e Rutelli è uscito dal Partito.
 
Ma sempre oggi, su Repubblica, si legge dell’effetto traino che il nuovo Segretario sta dando ai consensi del Pd (che sale sopra il 40% quasi al pari del Pdl).
 
Sarebbe allora un peccato non rendersi conto dell’importanza di accelerare – innovare oggi, mentre si è in “recupero”, in tal senso.
 
Ebbene, speriamo che il Segretario Bersani si dedichi presto a questo tema, a cominciare dalla strutturazione, all’ interno del Partito, di un nuovo Dipartimento Ambiente e Innovazione, che possa fare da “cabina di regia” per tutte quelle iniziative necessarie a sensibilizzare e sostenere gli attori del cambiamento (cittadini, imprese, mercato finanziario ed amminstratori pubblici) verso quella “Green Economy and Society” di cui tanto abbiamo scritto e dibattuto.
 
Su questi temi, l’opportunità politica per il PD è almeno grande quanto l’opportunità di cambiamento che ne trarrebbe il Paese.
Massimo Preziuso

Auguri ad Ivan Scalfarotto (Vice Presidente PD) ed a I Mille

Ivan scalfarotto

Siamo lontani da Natale, ma in questo periodo tocca fare, con piacere, molti Auguri.

Dopo Bersani e Letta, tocca ad Ivan Scalfarotto per la sua nomina a Vice Presidente del PD.

La vittoria di Scalfarotto rappresenta un successo, speriamo non l’ultimo, per i tanti movimenti associativi che sono cresciuti negli ultimi anni attorno al Partito Democratico.

I complimenti vanno fatti in particolare a I Mille, gruppo nato nel 2007 (ricordo di aver partecipato al loro primo incontro), che ha da sempre supportato il suo membro Scalfarotto e che oggi vede raggiunto questo importante traguardo.

Va aggiunto che la Mozione Marino, come fu per Letta e la Bindi alle Primarie 2007, ha dato un importante contributo di innovazione al PD, che a mio avviso continua a crescere e a rafforzarsi (seppure) lentamente e in maniera silenziosa.

Buon lavoro.

Massimo Preziuso

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