Significativamente Oltre

2013

Anno Domini 2013: REA ricomincia con fiducia e tanta tenacia

rea

di Antonio Diomede, Presidente REA

Noi della REA, abituati come siamo alla sofferenza, di fronte alla crisi e alle angherie subite in tutti questi anni dalla mala politica e dalla mala gestione di interi comparti istituzionali non ci arrendiamo. Anzi, la nostra tempra si fa più dura e , come per miracolo, ci sentiamo più freschi e più tosti di prima. Abbiamo lasciato alle spalle un anno disastroso per l’economia del Paese a causa di politiche sbagliate portatrici di interessi particolari piuttosto che d’interessi generali e di tutela dei diritti costituzionali. Così i ricchi sono diventati più ricchi mentre i poveri sono diventati più poveri. Chi pagava già tante tasse, ne paga ancor più grazie alla falsa concezione “montiana” di credere nel pareggio di bilancio dello Stato attuando, si, una politica economica rigorosa, ma unicamente a carico dei piccoli e medi imprenditori, dei lavoratori, dei pensionati. Il risultato della politica attuata dall’illustre Professore è sotto gli occhi di tutti. Ampie fasce del ceto medio sono state letteralmente scaraventate verso la povertà; i poveri verso la disperazione. Senza scomodare le grandi filosofie di politica economica liberiste e marxiste, già Quintino Sella, storico ministro delle finanze (1864-73), intuì che per risanare il bilancio dello Stato dell’epoca era necessario adottare misure fiscali rigorose, impopolari, ma efficaci per la rapidità con cui si riesce a rastrellare risorse. Quintino Sella, però, non essendo legato a particolari interessi economici (lobby), fece ciò che qualsiasi persona onesta avrebbe fatto al suo posto. Cioè, andò a cercare i soldi soprattutto lì dove c’erano, scontrandosi con i ceti alti e, perfino, con la Chiesa quando decise di mettere in vendita alcune sue proprietà. Il risultato fu una generale ripresa economica del Paese nonostante le grandi agitazioni della classe operaia dovute più per motivi ideologici che di persecuzione fiscale. La differenza tra Quintino Sella e Monti è abissale in termini di ideali, di stile e di interessi. Che Monti, una volta al Governo, non si sarebbe mai impegnato in “politica”, non ci ha creduto mai nessuno e stupisce il fatto che Napolitano abbia sostenuto che “in quanto senatore a vita, Monti, non avrebbe potuto presentarsi nella competizione elettorale”. Ingenuo Napolitano? Troppo furbo Monti? Alla fine un intero Paese è stato gabbato da un manipolo di Professori tutti, più o meno, impegnati nella difesa degli interessi del Potere Finanziario; cioè di quel Potere che nel 2009 fu capace di mettere in crisi l’intera economia occidentale per l’uscita dalla quale gli Stati Uniti di Obama pagarono a suon di miliardi di dollari il risanamento del sistema bancario americano. Sono favole? Si pensi ciò che si vuole, ma i fatti sono tutti lì. Basta fare mente locale e ricordare la feroce lotta in atto tra i noti poteri forti degli ultimi vent’anni per capire il senso della competizione elettorale che stiamo vivendo. Essi sono: il Potere Finanziario, il Potere Mediatico, il Potere Partitico, il Potere Giudiziario e il Potere Militare il (apparentemente dormiente), tutti discretamente super sorvegliati dal Potere temporale della Chiesa.

Il Potere Partitico, inteso come espressione del nobile Primato della politica, subì gravissime perdite con la fine della prima Repubblica per mano del Potere Giudiziario che decise di entrare in politica con “Italia dei Valori” di Antonio Di Pietro.

Negli anni ’90, il nascente Potere Mediatico, costituitosi in partito con “Forza Italia”, ebbe il sopravvento governando un ventennio per, poi, capitolare nel 2011. E’ già accaduto che ogni venti anni ogni forma di potere politico finisce per logorarsi. E’ successo con il ventennio fascista del ‘21, il ventennio democristiano del 47’, il ventennio del centro sinistra del 63’ e il ventennio berlusconiano del 94’-2011

Sulle ceneri della sconfitta del Potere Partitico del 94’ e Mediatico del 2011 si è fatto prepotentemente fatto avanti il Potere Finanziario, rappresentato dai Professori di Monti i quali, dopo aver giurato al Capo dello Stato di volere “il bene del Paese” e di svolgere una “missione francescana”, rinunciando perfino allo stipendio (non è vero naturalmente!), ora li vediamo in campagna elettorale nella disperata lotta per mantenersi le “poltrone di governo” ricevute come manna dal cielo del Quirinale non si capisce ancora bene per quali particolari meriti se non quelli di essere stati professori della Bocconi e consulenti dell’alta finanza e dei banchieri europei.

Lo scenario dell’attuale campagna elettorale, dunque, è una partita tra questi tre poteri “forti”, arbitro il Vaticano, i quali si stanno contendendo il governo del Paese con le stesse regole elettorali del “porcellum” in modo da poter controllare “uomini e mezzi” che andranno a far parte del nuovo Parlamento. A proposito di mezzi, in tale lotta di potere, il controllo dei mezzi di comunicazione è fondamentale per vincere o perdere la battaglia ed è questa la ragione per cui il cav. Berlusconi è ridisceso nuovamente in campo. Lui, non fidandosi di nessuno, vuole personalmente difendere ciò che si è “donato” in un ventennio di “governo di conflitti d’interessi”. Sono stati i venti anni di consolidamento delle Reti Mediaset e di distruzione pianificata dell’emittenza locale per mano del suoi vassalli Gasparri & Romani e con la complicità della Lega. Per noi radiotelevisivi, pensare di rimettere al governo lui e i suoi alleati significa suicidarci!!!!!

Le valutazioni sulle altre forze politiche in campo, ognuno faccia da sé, ma attenti ai “montiani” cioè alle Banche e ai banchieri.

Allora che si fa? Non dobbiamo certamente mollare. Dobbiamo guardare a quel po’ di nuovo che sta emergendo per la riconquista del Primato della politica quale unica via d’uscita per risolvere la crisi economica del Paese che, fondamentalmente, è “crisi di valori” etici, morali e culturali.

In tal senso, la REA è impegnata nella campagna elettorale ma ciò non significa che abbia preso “partito”. La REA è e rimane apartitica però appoggerà quelle forze politiche che s’impegneranno nella difesa dei diritti costituzionali come le libertà di comunicazione e informazione, la libertà d’impresa per la massima occupazione in uno Stato che mantenga alto il livello della dignità umana con adeguata assistenza sociale e previdenziale.

Pertanto è intendimento della REA chiedere a tutte le forze politiche in competizione cosa intendono fare per restituire alle emittenti locali le negate libertà costituzionali per le quali negazioni il Governo Berlusconi, con il suo conflitto d’interessi, ha provocato la chiusura di 350 emittenti e il licenziamento di 2800 lavoratori. In particolare, la REA, intende chiedere quanto segue:

1. Riassetto del sistema radiotelevisivo

a) revisione del piano di assegnazione delle frequenze televisive con esplicito impegno a recuperare le sei frequenze dell’ex beauty contest da destinare all’emittenza locale in modo tale da far rientrare in graduatoria tutte le emittenti escluse dai bandi farsa;

b) impegno a non concedere ai telefonici la banda 700 (canali dal 50 al 59) così come vorrebbe la lobby delle Telecom europee;

c) attuazione del piano di assegnazione delle frequenze radiofoniche analogiche e digitali in modo tale da eliminare tutte le problematiche interferenziali per dare certezza di lavoro alle radio locali nel rispetto dei diritti costituzionali;

 

2. Normativa dei diritti e doveri

a) diritto alle provvidenze di sostegno all’editoria radiotelevisiva locale con sconto dell’ 80% sui consumi di energia elettrica e spese telefoniche da effettuarsi direttamente in bolletta;

b) diritto all’accesso gratuito alle agenzie di stampa;

c) revisione della normativa sul diritto d’autore e diritti connessi;

d) regolamentazione per legge delle indagini di ascolto radio e tv

e) revisione del regolamento sui contributi derivanti dalla 448/98 per la tv e della 448/01 per radio prevedendo la erogazione secondo le direttive europee di max 30 giorni dalla data della domanda

 

3. Poteri sindacali

a) impegno a ripristinare la Commissione per l’Assetto Radiotelevisivo per le consultazioni preventive alla emanazione di leggi e normative di settore;

b) impegno a destinare alle associazioni accreditate una sede presso il Dipartimento Comunicazioni per lo svolgimento delle funzioni sindacali;

 

Tutto questo la REA chiederà alle forze politiche in competizione elettorale per un confronto diretto e trasparente che sarà dibattuto a Sanremo nell’ambito del “Forum Musica & Informazione” in occasione del Festival della Canzone Italiana.

Le emittenti radiofoniche e televisive interessate a partecipare alla battaglia della REA per la difesa alla libertà d’antenna , conquistata con la sentenza 202 della Corte Costituzionale nel 1976, sono invitate a sottoscrivere l’adesione per essere di più e più forti per vincere.

 

San Cesareo, 10 gennaio 2013

                                                                                            Antonio Diomede, Presidente REA

 

La vergine lasciva

Mario Montidi Prof. Raffaele Simone

Straordinario, il senatore prof. Monti! Per un anno intero ha recitato la parte della verginella ritrosa, prestata alla politica solo per un pochino, per dovere di patria e spirito di sacrificio, e ansioso di tornare ai suoi studi, alle sudate carte, alla sua Bocconi.

Nelle ultime settimane, però, la sua fermezza si è alquanto attenuata: forse sì, forse no, torno agli studi, resto in politica, ma sì, ma no, non so… insomma, alla fine, “sale” (parole sue) in politica per restarci!

E siccome non può farsi eleggere perché è senatore a vita (figura-scandalo italiana), si pone come capo di una coalizione, rifacendo sui media la tournée dell’orribile B.

Lui dice che la coalizione è solo per le riforme e aggiunge ovviamente che non è né di sinistra né di destra. Poi guardi bene e che vedi? Spuntano Casini, Riccardi (concorso a premi: 10.000 euro a chi indica una sola cosa che ha concluso come ministro…), e tanta altra gente dello stesso tipo. Si scopre perfino che le candidature le vaglia Bondi (quello della Parmalat: lo avevamo sempre considerato un manager; invece è un famiglio di Monti), che infatti sta riflettendo anche sui nomi della Binetti (Dio santo!), della Carlucci (primo conato), di Adornato (secondo conato: nato segretario della FGCI, redattore dell’Unità e capo servizio cultura dell’Espresso, scoprì Berlusconi e lo servì con ringhi, latrati e perfino un libro intitolato “La Nuova Via”, che dovreste andare a cercare; poi, arrabbiato perché la sua fedeltà da rottweiller non fu premiata neanche con uno osso ministeriale, passò all’UDC e ora ancora inziga!) e simili.

La pratica della Bongiorno (avvocata milionaria ex AN, ora migrata verso il democratico: non ha smesso per un sol giorno, presiedendo la commissione giustizia della camera, di fare l’avvocato: altro scandalo italiano) è allo studio: vorrebbe presiedere la regione Lazio (facendo ancora l’avvocato, si suppone).

In pratica, una zattera della medusa, piena di sorci che abbandonano altre navi affondanti e zompano su quella del virginale, ma astuto, prof. Monti, uomo di studi (non eccelsi, mi dicono amici esperti), di banche e di Bilderberg, salvatore della Patria e inarrestabile candidato alla presidenza della repubblica.

Sarebbe questo il partito delle riforme?

R-innovamenti nel Partito Democratico

 di Massimo Preziuso su l’Unità

E finalmente il Partito Democratico – e con esso il Paese – sta per tornare a vivere una fase di innovazione politica e culturale.

Sono passati ormai più di 6 anni da quando  tanti di noi si entusiasmarono con la discesa in campo di Romani Prodi da Brussels, sicuri che il Paese avrebbe finalmente svoltato. Iniziò da lì un biennio unico, in cui tanti normali cittadini scoprirono il piacere di mettere da parte almeno un po’ i propri interessi indivduali per condividere idee e progetti politici con sconosciuti, che poco dopo sarebbero diventati molto di più. Così ad esempio accadde – cito un’esperienza diretta – nelle Associazioni per il Partito Democratico e poi in Innovatori Europei.

E, con Prodi premier, furono proprio le primarie del Partito Democratico del 2007 il momentum in cui tutti gli italiani, direttamente coinvolti o indirettamente sollecitati, sentirono di vivere un periodo unico di partecipazione e dibattito. E, cosa più importante, questa energia si “sentì” per le strade di Italia.

Tutto finì rovinosamente nel 2008 con la caduta del Governo Prodi, e l’inizio di 4 anni di pesantissima crisi politica ed economica.

Prima la fase finale – la più brutta – di un berlusconismo auto – referente e auto – distruttivo, che ci ha incattivito, mentre già accusavamo i primi colpi della crisi internazionale.

Poi, in una tensione masochistica, la scelta di un governo “troppo tecnico” a guida Monti, che ha totalmente disintegrato la (già poca) progettualità e l’attivismo della società civile ed imprenditoriale nei territori italiani.

Infine, conseguenza di tutto questo, l’emergere prepotente – alle amministrative di maggio scorso – di una realtà come il Movimento 5 Stelle, che rappresenta a pieno lo svuotamento della proposta politica dei partiti e della loro quasi inesistente presa sull’intera popolazione, logorata pesantemente dalla coda finale di una crisi diventata troppo lunga e di dimensione europea.

Arrivati a questo punto il Partito Democratico doveva necessariamente cambiare passo, pena la sua scomparsa dalla scena politica, dopo quella del PDL, della Lega e del mai nato Terzo Polo. E all’ultimo momento lo ha fatto, nella direzione nazionale di venerdì scorso.

Con la r-innovata scelta delle Primarie per la selezione del candidato premier di centro-sinistra, il Segretario Bersani ha infatti messo finalmente un punto a questo brutto quadriennio e aperto un nuovo libro, che libererà energie in tutto il Paese.

E lo si è visto subito: nello stesso giorno, un PDL alla ricerca di un suo nuovo spazio di azione, seppure ridimensionato, ha annunciato anche’esso primarie per la leadership, seppure alla sua maniera (cioè senza alcuna discussione precedente).

E lo si continuerà a vedere sempre di più nei prossimi giorni e settimane. Il Paese tornerà presto ad attivarsi. La gente tornerà a crederci e a partecipare, ne sono convinto.

Ora c’è questo libro nuovo da scrivere a più mani. Il Partito Democratico – come era immaginabile ed auspicabile – ne sarà l’editore e questa è una bella notizia per tutti quelli che vi hanno dedicato energie in questi anni.

Adesso cominciano i 10 mesi più affascinanti e sfidanti per il Paese dal dopoguerra, al cui termine – con le elezioni di Aprile 2013 – dovremo ritrovarci in un’altra era con tante facce e tanti progetti nuovi, per tornare a crescere ed entusiasmarci.

Tocca a tutti noi: è tornato il momento della partecipazione, che è stavolta necessaria ancora di più che 5-6 anni fa.

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