Significativamente Oltre

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6 Ottobre, Roma: “La Politica tra Riforme e Progetti”

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Link alla pagina Facebook dell’iniziativa

Dopo lo scorso convegno di Settembre 2015 sul Mezzogiorno protagonista tra Europa e Mediterraneo, che ha contributo al Master Plan per il Sud, nell’ultimo anno gli Innovatori Europei si sono concentrati sul tema della Forma Partito, dentro e fuori la omonima Commissione istituita nel Partito Democratico, provando ad orientare il dibattito sull’importanza di un Partito – ma più in generale di partiti – aperto e scalabile attorno alla realizzazione di “Progetti” condivisi, veri collanti di un dialogo territori e istituzioni centrali, unici attrattori di sano consenso, in un periodo caratterizzato da così alta disaffezione per la politica.

Nel pieno del dibattito sul Referendum Costituzionale di autunno, che propone la approvazione di importanti modifiche al sistema istituzionale, che aprono il Paese ad una fase di nuova progettualità si è dunque scelto di dedicare il prossimo convegno annuale a “La Politica tra Riforme e Progetti“.

Il convegno è organizzato dal Comitato #BastaunSì di Innovatori Europei e si terrà il 6 ottobre 2016 dalle 9.30 alle 14 presso la Sala delle Conferenze del Partito Democratico, in Via Sant’Andrea delle Fratte a Roma –

Per partecipare: infoinnovatorieuropei@gmail.com

Link alla pagina Facebook dell’iniziativa

Link al Resoconto del Convegno La Politica tra Riforme e Progetti

 

Un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile e la nuova Forma Partito adesso o il PD si schianta alle amministrative

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di Massimo Preziuso

Non è più tempo di attendismi.

Dal caso “Guidi” al referendum sulle “trivelle”, fino alle gravi notizie che emergono spesso dai territori, emerge un fatto chiaro: il Partito Democratico sta subendo una forte emorragia di consenso.

Arrestabile, a mio avviso, solo con l’avvento di due svolte riparatrici, che in realtà non sono nemmeno difficili da attuare.

La prima riguarda la nascita di quel forte Ministero per lo Sviluppo Sostenibilequel MISS da noi proposto più volte al Partito Democratico, fin dal congresso vinto da Bersani nel 2009 – che accorpi la ormai centrale tematica ambientale a quella dello sviluppo economico, per disegnare un nuovo paradigma di crescita del Paese, spostando il baricentro della azione governativa dalle “riforme per la crescita” alla “crescita economica” reale.

Dando così agli italiani l’idea che il Premier voglia davvero raggiungere quei forti traguardi di produzione energetica rinnovabile e di sviluppo economico sostenibile, di cui ha parlato prima e dopo la sconfitta subìta al cosiddetto Referendum sulle Trivelle (nel quale, va ricordato, nonostante il poco intelligente richiamo del governo alla astensione, sul non modesto 32% di votanti, circa l’86% ha votato a favore dello stop alle concessioni in mare aperto).

A questa innovazione nella attività governativa, il Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi dovrebbe accompagnare una accelerazione nell’innovazione della Forma Partito, su cui una Commissione Nazionale – di cui abbiamo fatto parte – ha intensamente lavorato nell’anno passato, concludendo i lavori il mese scorso.

Dotando così il Partito Democratico di nuovi strumenti di interazione con la società italiana, per disegnare finalmente quella nuova progettualità che nasce dal dialogo tra territori e governo, delineando una nuova traiettoria di crescita economica e sociale sostenibile di cui l’Italia e gli italiani hanno davvero bisogno.

Speriamo che nelle prossime settimane il Segretario – Presidente Matteo Renzi voglia avviare questi cambiamenti, dando nel contempo sostanza all’avvio di una nuova stagione di rinnovamento partecipato dalla cittadinanza e dalle sue esigenze e progetti, che ancora sinceramente non si vede.

Se questo non avverrà, è chiaro a molti che, alle amministrative di Giugno, il Partito Democratico e il Governo di cui è protagonista andranno incontro ad una sonora battuta di arresto, che già da tempo si vede, sia da sondaggi nazionali che indicano il PD sotto il 30%, ormai tallonato dal Movimento 5 Stelle, da un lato, e dall’ armata Brancaleone del Centrodestra dall’altro, che dal progressivo distacco di alleati importanti nei territori.

 

 

 

 

Venerdì a Potenza #ApriteilPDBas : la transizione energetica sia al centro di una rinnovata segreteria regionale

ApriamoPDBas

Sosteniamo l’iniziativa #ApriteIlPDBas indetta dal Segretario del PD della Provincia di Potenza, Antonello Molinari.

Perché speriamo che la prossima segreteria regionale del Partito Democratico lucano si apra alle tante e variegate intelligenze presenti sul territorio e con esse definisca un inclusivo programma politico incentrato sulle esigenze di una Basilicata moderna, istruita, innovatrice, che vuole giocare la partita della competizione tra Regioni di Europa2020 da protagonista.

Fondamentale in tal senso che il Partito Democratico della Basilicata si doti di competenze nuove e interdisciplinari e di radicamento nella società vasta per comprenderne i desideri e ambizioni profonde, e comprenda che è arrivato il tempo per la Lucania di farsi leader della transizione energetica, orientata alla sostenibilità ambientale, che ormai è davvero in arrivo, visto che, ad esempio, “nel 2040, il 35% delle nuove auto (contro l’1% di oggi) avrà una spina per ricaricare le batterie“.

Perché la Regione in cui “vive” Matera2019 deve e può diventare il motore dello sviluppo sostenibile di tutto il Paese, accompagnando, con un rinnovato sostegno del governo nazionale, la trasformazione della più grande area petrolifera di Italia verso il futuro, che risiede nella assoluta centralità delle risorse ambientali, appunto.

Potenza, Roma, 6/4/2016

Massimo Preziuso

Innovatori Europei

Il 17 aprile vota SI al Referendum

Innovatori Europei – membro del Comitato nazionale per il SI con Legambiente Onlus e tantissime associazioni e comitati – vota SI ‪#‎Referendum17aprile‬ . Perché occasione unica e irripetibile per dare un segnale forte, all’interno del Paese e a livello internazionale, sul fatto che l’Italia vuole finalmente tornare ad essere protagonista nel settore della Green Economy / Sostenibilità Ambientale, che è già oggi il baricentro del nuovo paradigma di sviluppo mondiale.

E perché crediamo il Referendum sia una occasione formidabile per le stesse compagnie petrolifere, a cominciare dalla nostra Eni, per accelerare su questo cammino, insieme ad un governo Matteo Renzi che faccia finalmente il “pioniere” dell’innovazione tecnologica e non solo il “later adopter”.

17 Aprile 2016 – Referendum contro le Trivelle. Appello del Comitato Nazionale delle Associazioni “Vota Sì per Fermare le Trivelle”

17 APRILE 2016 – REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE
APPELLO DEL COMITATO NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI
“VOTA SI’ PER FERMARE LE TRIVELLE”
Il 17 aprile 2016 il popolo italiano sarà chiamato a votare per il Referendum contro le
Trivelle in mare. L’invito è di votare SI’ per abrogare la norma introdotta dall’ultima
Legge di Stabilità che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e
gas che insistono nella zona di mare vicina alla costa di non avere più scadenza. Con la
Legge di Stabilità 2016, infatti, le licenze già in essere entro le 12 miglia dalla costa sono
diventate “sine die”.
Le trivelle sono il simbolo tecnologico del PETROLIO: vecchia energia fossile causa di
inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. La vera
posta in gioco di questo Referendum è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte
energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e
sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata. Non dobbiamo continuare
a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile, ma affermare la volontà dei cittadini,
che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla
sostenibilità ambientale e sociale. Per pochi barili di petrolio non vale certo la pena mettere
a rischio il nostro ambiente marino e terrestre ed economie importanti come la pesca e il
turismo, vere ricchezze del nostro Paese. Intanto, mancano strategia e scelte concrete per
realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi
per combattere i cambiamenti climatici, in cui si è sancita la volontà di limitare l’aumento
del riscaldamento globale a 1,5°C.
Quindi il vero quesito è: Vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100%
fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?
Al Referendum del 17 Aprile inviteremo i cittadini a votare SI’, perché vogliamo che il
nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili,
innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del
Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’Election Day che avrebbe permesso
l’accorpamento del Referendum con le elezioni amministrative, ha deciso di sprecare soldi
pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto, puntando così
sul fallimento della partecipazione degli elettori al Referendum.
Il Governo sta scommettendo sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su
tutti i cittadini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto.
Per essere più efficaci, abbiamo costituito il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le
trivelle” per unire le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la
Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le
scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e
innovativa. Ci impegniamo ognuno nel proprio ambito e insieme per invitare gli italiani a
recarsi al voto e votare SI’.
Il Comitato nazionale promuoverà comitati territoriali per moltiplicare la mobilitazione e
diffondere capillarmente l’informazione in tutti i territori e metterà a disposizione strumenti
comuni di comunicazione, di approfondimento e di mobilitazione. Inoltre, si coordinerà con
i Comitati delle Regioni proponenti il Referendum.
Invitiamo tutti e tutte: organizzazioni sociali, istituzioni territoriali, imprese che
investono sulla sostenibilità, singoli cittadini/e, giovani e anziani a mobilitarsi con
entusiasmo e creatività per far vincere il SI’
Adusbef, Aiab, Alce Nero, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, Arci Caccia, Aref International,
ASud, Associazione Borghi Autentici d’Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Associazione
nazionale Giuristi Democratici, Associazione della Decrescita nazionale, Club Amici dei Borghi
Autentici, Coalizione Mantovana per il clima, Coordinamento nazionale NO TRIV,
Confederazione Italiana Agricoltori, Cospe, Energoclub, Fairwatch, Fare Verde, Federazione
Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione Slow Food per la
Biodiversità, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell’Erba, Green Cross, GreenBiz.it, GreenMe.it,
Greenpeace, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, Kyoto Club, Innovatori Europei,
Italia Nostra, La Nuova Ecologia, Lav, Leaf, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link
Coordinamento Universitario, Lipu, Lunaria, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento
Difesa del Cittadino, Movimento per la decrescita felice, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli
studenti medi, Rete della Conoscenza, RSU Almaviva, Salviamo il Paesaggio, Sapienza In
Movimento, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Soc. Coop. E’ Nostra, Soc. Coop.
Retenergie, TerrediLago, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari,
Unione Produttori Biologici e Biodinamici, WWF, Zeroviolenza

La vera sfera di cristallo: come la rete riproduce e anticipa il senso comune della società

di Michele Mezza e Rocco Pellegrini

Ha vinto la democrazia, ha vinto la gente, hanno vinto i referendari, ha vinto l’opposizione.

Ma sopratutto ha vinto la rete.

Questo è il nuovo spettro che si sta aggirando per il mediterraneo, nelle piazze egiziane, libiche, siriane, tunisine, spagnole, greche ed ora anche nelle urne italiane.

Il popolo della rete è diventato protagonista della scena politica italiana.

I principali osservatori, sorpresi dai risultati delle città come Milano e Napoli, si stanno rassegnando a considerare come plausibile spiegazione l’irrompere di un nuovo strano protagonista: l’elettore in socialnetwork.

Nadia Urbinati, su Repubblica, qualche giorno prima del voto del 12 e 13 giugno, si diceva certa del quorum sulla base della “scoperta” che la TV non è più il domino dei consumi mediatici nel nostro paese. Lo stesso Corriere della sera lunedì 13 giugno in prima pagina annunciava un articolo dall’eloquentissimo titolo “Il web protagonista tra spot ed ironia”.

Gli old media stanno ormai inseguendo i new media.

Il dato che colpisce e stupisce tutti è che nel nuovo mondo digitale i media non siano semplici strumenti di comunicazione, ma ambienti di attivazione, luoghi di relazione, motori di interattività sociale.

Si realizza qui la straordinaria previsione di Marshall McLuhan che già nei lontanissimi, dal punto di vista tecnologico, anni ’70 proclamava che l’utente è il contenuto.

E’ proprio la partecipazione dell’utente nel coprodurre il messaggio il nuovo contenuto ed anche il nuovo contenitore, dei media moderni.

La differenza fra i vecchi e nuovi media sta proprio in questa dinamica che trasforma persino la missione dei media: non più semplici strumenti, per quanto innovativi , di comunicazione ma vere macchine di produzione e di profilazione di soggetti sociali, che vengono trasformati dall’uso delle piattaforme digitali, da Facebook a Twitter.

Il sistema mainstream corre ormai dietro la rete in tutto il mondo non soltanto perché nella rete si arriva prima sui fatti e si creano i trend dei comportamenti sociali, ma soprattutto perché la gente, diciamo la pancia della società che frequenta la rete, sperimenta una libertà ed una potenza di interferenza nei processi decisionali prima di Internet assolutamente sconosciuta perché impossibile.

Questo nuovo “sistema di comunicazione” ha già fatto la differenza nelle elezioni del presidente degli Stati Uniti, come abbiamo documentato nel libro Obama.net, dove raccogliemmo la ricerca sui 4 anni di Obama in rete prima della sua elezione. Un comportamento segnato non dall’uso della rete come megafono, per meglio propagandare la propria candidatura, quanto dalla scelta di puntare sull’area sociale di chi in rete si immerge per lavoro o semplice interesse. Una “nuova classe sociale”, un nuovo ceto che pretende nuove culture di governo e , sopratutto, l’abilitazione a partecipare alle decisioni.

Un fenomeno non dissimile si è affacciato nelle piazze nord africane nei mesi scorsi. A minacciare i regimi al comando sono state folle di giovani, alfabetizzati e connessi che pretendevano un supporto efficiente da parte del proprio governo per competere e vincere sulla scena della propria vita.

L’Italia è diventata laboratorio avanzato di una nuova politica in socialnetwork.

Un’Italia che, forse sorprendendo alcuni osservatori pigri e tradizionali, è già in marcia sulla strada di una trasformazione sociale: 29 milioni di presenze attive in rete, +19% di incremento dell’ e-commerce, +40% di smartphone, 6 ore e mezzo a settimana su Facebook, il 50% delle piccole e medie aziende che già ha adottato soluzione di cloud computing per i propri servizi in rete. Sono dati che ci parlano di un paese nuovo, individualizzato, professionalizzato, competitivo e sopratutto digitale, culturalmente digitale.

Non sono cose nuove queste per noi di mediasenzamediatori.org , la nostra comunity che raccoglie il lavoro della cattedra di Teoria e Tecnica dei Nuovi Media dell’Università di Perugia, che da anni discute appunto delle discontinuità sociali, prima che tecnologiche, della rete.

Mettendo l’utente al centro della rete, possiamo dire, a buon diritto, e potendolo documentare, siamo riusciti a prevedere, con grande precisione l’esito del referendum.

Infatti , già da sabato, cioè il giorno prima dell’inizio delle votazioni mentre dominava la discussione sulla possibilità del quorum, abbiamo fissato il risultato finale della partecipazione al voto in un range che andava dal 55 al 60%. Non ci riteniamo né indovini, né brillanti analisti.

Siamo semplici osservatori dei nuovi fenomeni digitali.

Noi siamo convinti, che se si vuole capire dove vanno le cose nel tempo nostro, bisogna guardare alla rete non diversamente da come nel secolo scorso bisognava guardare alla fabbrica.

In questo spirito abbiamo cercato di usare elementi di statistica inferenziale, molto semplici, per capire le tendenze nei comportamenti di massa e siamo convinti che presto questi giochetti matematici diventeranno scienza “ufficiale” ed influiranno in molti campi, ad esempio nel giornalismo, con fenomeni importanti ed emergenti come il data driven journalism.

La rete, infatti, ci mette a disposizione grandi masse di dati che descrivono i comportamenti delle comunità sociali, delle imprese, dei cittadini nei più svariati campi e che, se correttamente interpretati, ci permettono di inferire cose concrete, molto concrete.

 

Ad esempio, quando nei giorni passati si discettava del raggiungimento del quorum, abbiamo sviluppato un piccolo programmino. Un programma per acquisire ed indicizzare i dati relativi ai pronunciamenti e alle dichiarazioni in merito al referendum sui principali socialnetwork, Facebook e Twitter.

Al primo campione, relativo a Facebook,abbiamo assegnato il 75% del valore finale ed a quello su Twitter il rimanente 25%.

Il risultato ottenuto ci ha dato una stima del quorum intorno al 58,5% con uno scarto di +-3%.

Non abbiamo diffuso i risultati per puri scrupoli scaramantici, ma ci siamo convinti che la partita fosse vinta con molto anticipo sui tempi reali.

Vuol dire questo che abbiamo un modello di previsione universale? No di certo: una cosa del genere non ha senso.

Ne parliamo semplicemente perché siamo convinti che la rete ci offra strumenti assai potenti e che di qui viene l’innovazione del nostro tempo.

Anche questa cosa dimostra come anche nel nostro paese ormai le comunità di socialnetwork riflettano, sempre più fedelmente, il senso comune di un intero paese.

Esattamente come fu per Obama.

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