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Matteo Orfini: “Basta pacchetti di voti e tessere. Cambieremo il PD romano”

Matteo Orfini: “Basta pacchetti di voti e tessere. Cambieremo il Pd romano” 

di Andrea Garibaldi, Corriere della Sera, 10 dicembre 2014

Di solito, a commissariare un partito locale arriva un dirigente da fuori. Matteo Orfini, inviato da Renzi a Roma, è romanissimo. Dice che non c’è problema, l’ultimo incarico a Roma l’ha avuto quando ancora non esisteva il Pd. La scelta è stata di mandare il presidente del partito a sciogliere il nodo “Mafia capitale”: «Ci vorrà la ruspa in certi casi, ma mostreremo la capacità di autorigenerarsi».

Come comincia il lavoro?

«Telefoniamo agli ottomila tesserati romani, uno per uno, per scoprire se sono iscritti veri o figli di pacchetti di voti utili per le primarie. Poi, verifìchiamo lo stato di salute degli oltre cento circoli. Affrontano i problemi del territorio? Discutono? E chi paga l’affitto? Se paga un parlamentare o un consigliere regionale c’è il rischio che sia un feudo privato. Avocheremo alla Federazione romana tutti i contratti d’affitto».

Il partito romano è diviso in correnti “armate”.

«I gruppi dirigenti, chiusi in correnti, hanno preso in ostaggio il partito. Se pensi allo scontro di potere interno, ti distrai dai problemi della città e ritieni che qualsiasi alleanza sia utile a quello scontro. Uccideremo le correnti non riconoscendole più. Agendo sui meccanismi di appartenenza, rompendo le filiere che vanno da consigliere municipale a deputato».

Primarie e preferenze?

«Per le primarie ci vorranno regole più chiare. Le preferenze in alcune realtà amministrative, come Roma e Venezia, possono alimentare infiltrazioni criminali. Meglio i collegi uninominali».

Quanto durerà il lavoro da commissario?

«A lungo. Segnalo però che nessun altro partito è intervenuto nella vicenda come noi. Il centrodestra non fa nulla, nonostante sia il principale protagonista di “Mafia capitale”. La Lega di Salvini a Roma è rappresentata da ex uomini chiave di Alemanno».

E alla fine di questo lavoro?

«Eleggeremo nuovi organi dirigenti. Il partito romano ha due volti: quello rappresentato nell’inchiesta e quello dei militanti che lavorano nelle realtà cittadine, degli organizzatori delle Feste dell’Unità. Dobbiamo restituire il Pd a questi ultimi».

“Mafia capitale” mostra politici che, anziché occuparsi di trasporti e rifiuti, fanno affari.

«Dobbiamo uscire dalla “Terra di mezzo”, tornare nel mondo reale. Per questo andrò con Marino al Laurentino 38».

Il Pd romano, prima dell’inchiesta, stava accerchiando Marino.

«Le intercettazioni dimostrano che Marino e la sua giunta costituivano un argine ai fenomeni messi in luce dai magistrati. C’era un’idea sbagliata del rapporto fra sindaco e partito. Per esempio, il partito non deve partecipare a rimpasti di giunta. Il destino del sindaco e del partito che lo esprime sono invece legati».

La cooperativa di Buzzi ha finanziato la campagna elettorale di Marino e una cena romana di Renzi. Saranno restituite quelle somme?

«Non so cosa verrà deciso. Si tratta di risorse ottenute legalmente da una cooperativa che era considerata il fiore all’occhiello nel suo campo. Di certo, si deve regolare meglio la relazione tra partiti e interessi economici».

Quindi nessuno scioglimento del Consiglio comunale e nessun ricorso alle urne.

«Lo scioglimento sarebbe una vittoria per la mafia. È stato deciso che il Prefetto avrà “accesso agli atti” del Comune e il sindaco Marino ora si sente più garantito».

Il Partito democratico sembra aver “scoperto” Marino con l’inchiesta.

«Personalmente non ho votato Marino alle primarie da sindaco. Dopo ho sempre dichiarato che andava sostenuto».

Ci si poteva accorgere prima di cosa accadeva a Roma?

«Bisognava avere la forza per intervenire prima. Ora dobbiamo prestare attenzione a eventuali situazioni che non funzionano nel resto d’Italia. Il governo ha appena dato un segnale fortissimo, varando nuove norme contro la corruzione».

Lei ha invitato chi sa ad andare in Procura e parlare.

«La magistratura va aiutata nell’opera che ha intrapreso».

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