Significativamente Oltre

Grillo, Stalin e la Sinistra assente

umberto-ranieridi Norberto Gallo su Napolionline.org

Sul dilagare del voto a Grillo nel sud, oggi interviene Umberto Ranieri dal Corriere del Mezzogiorno. Ranieri prende spunto dall’ infelice paragone di Grillo con Stalin fatto da Martin Schulz, candidato del PSE alla presidenza della Commissione europea. La diagnosi è in fondo semplice: il voto a Grillo poggia sul mix tra uno Stato assente e partiti ridotti a domini personali.

di Umberto Ranieri da il Corriere del Mezzogiorno

Martin Schulz, candidato socialista alla presidenza della Commissione europea, poteva risparmiarsi di evocare l’ombra di Josif Vissarionovic Dzugasvili detto Stalin per parlare di Grillo, il senso della misura è il caso di non smarrirlo mai, soprattutto in campagna elettorale. Diciamo come stanno le cose. Grillo sembra in grado di raccogliere il sentimento di diffidenza verso l’Europa che ha raggiunto anche in Italia livelli preoccupanti. Su questo credo debba riflettere Schulz.

Cresce tra i cittadini di Europa lo scetticismo verso l’Unione sia per la difficile congiuntura economica sia per le debolezze e le ambiguità delle leadership nazionali e comunitarie nell’affrontarla. Il problema più drammatico che oggi ha di fronte l’Europa è la mancanza di fiducia, quella che era stata alla base della scommessa iniziale ma anche dei successivi passi e tentativi compiuti in oltre cinquant’anni di esistenza. Se non si danno risposte a tali questioni gli spazi per l’aggressiva iniziativa di Grillo si amplieranno.

Come sta accadendo in vista del voto del 25 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo. Soprattutto nelle regioni meridionali l’affermazione del M5S si annuncia consistente. Perché? Il malessere nel Mezzogiorno è diffuso. Il Sud paga un prezzo enorme alla crisi. Le cifre del disagio sono note. Il voto a Grillo nel Sud (dove ancora due anni fa il M5S era poca cosa) è anche una reazione alla assoluta caduta di interesse verso i problemi in cui si dibattono le popolazioni meridionali. Da troppo tempo il tema del Mezzogiorno è stato posto sotto il tappeto perché troppo difficile e complesso.

Nel frattempo si è assistito a un progressivo scivolamento della solidarietà verso l’assistenzialismo invece che verso lo sviluppo generando effetti perversi. Ne sono derivati ostacoli allo sviluppo di attività di mercato e cattiva qualità di servizi offerti ai cittadini meridionali nonostante il loro costo sia in genere più elevato.

Lo stesso governo Renzi che sembra distinguersi per rapidità di decisione e determinazione stenta a rendersi conto che impegnarsi nel Mezzogiorno non è un segnale di cedimento a istanze particolaristiche o peggio assistenzialiste ma significa affrontare un nodo cruciale di tutto il Paese.

C’è un’altra questione nelle regioni meridionali che alimenta la opposizione grillina. Lo stato in cui versa la politica. Nel Sud l’indebolimento dei partiti come strumento di promozione di interessi collettivi e la loro trasformazione in una informe sommatoria di aggregazioni politico elettorali sempre più autonome e autoreferenziali ha prodotto seri danni.

La classe politica locale ha ostacolato le attività di mercato, non ha avuto interesse ad investire in beni e servizi collettivi i cui benefici in termini di acquisizione di consenso si manifestano in tempi medio lunghi.

Di qui la difficoltà a spendere e bene i fondi europei. Lo stesso Pd, l’unico partito che ancora un poco assomiglia ai grandi partiti del passato, nel Mezzogiorno non è stato in grado di produrre il mutamento necessario nel proprio modo di essere e di funzionare. Di avviare una vera e propria rifondazione. Di ripensare radicalmente la sua struttura intema e la sua mentalità, di avere processi decisionali più democratici e un migliore dibattito interno, di attrarre competenze che provengano dalle professioni liberali, dalla ricerca e dalla comunicazione.

Se non si muove speditamente in queste direzioni il dilagare del grillismo nel Sud sarà inevitabile Se ne renda conto anche Martin Schulz. 

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