Significativamente Oltre

Cosa succede se la direzione nazionale (del PD) va su Twitter

di Michele Mezza

Maria Teresa Mieli con  un qualche senso di rassegnazione, nota sul Corriere della Sera di questa mattina che la riunione della direzione del PD, di per sè evento che non faceva certo fremere alcun essere animato, ha avuto la caratteristica di essere raccontata in diretta su Twitter dai partecipanti.

L’evento, nonostante l’arcigna guardia di un ufficio stampa che voleva  trattenere l’aria, è diventato pubblico: di più , è stato seguito quasi come” tutto il calcio minuto per minuto”. Con l’arricchimento, rispetto a chi c’era, di avere insieme sia le notizie sugli interventi che si susseguivano che i commenti e le visioni dello stesso evento da parte dei protagonisti. Un valore aggiunto che nessun cronista avrebbe potuto mai dare. Poi, a scapito dei soliti pierini che si arrampicano sulla sedia per difendere la bontà del sapore dell’acqua, è ovvio che , a valle di questo flusso un’ulteriore sintesi  da un osservatore prtofessionale aggiunge ulteriore intelleggibilità all’evento. Ma il motivo per cui, una volta, si giustificavano  presenze e impegni professionali “sul posto” vengono largamente meno con l’irruzione delle nuove modalite di comunicazione diretta.  Siamo ad una ulteriore tappa di  quel processo di disintermediazione che alcuni buontemponi vollero eccentricamente sintetizzare con un libro nel 2003 dal titolo mediasenzamediatori.org, che fece sbellicare dalle risate colleghi e conoscenti.

Basterebbe chiedere oggi a un qualsiasi  appassionato di sporto, di qualunque disciplina, dove  si rivolga per acquisire le informazioni più tempestive su gli atleti che ama o le gare che segue: i media o i siti e le comunity degli stessi protagonisti?

Altro esempio: mentre folle di innovatori si accalcano a pubbliche lamnentazioni sulle carenze del paese e la mancanza di banda larga, uno dei più accreditato gruppi di ricerca tecnologica del pianeta -Il Boston Consulting Group- pubblica dati da cui si  evince che in base ai fondamentali fattori di crescita dei socialnetwork l’Italia è il sistema più promettente per registrare un immediato sviluppo economico grazie all’impatto della rete. Ancora una volta politica e stampa raccontanbo un paese che non c’è ed ignorano quello che  esiste.

Infine un piccolo  esempio concreto: proprio in questi giorni è partita la consultazioni on line del Ministero dell’Università sul valore legale del titolo di studio. Ora al di là del merito, di cui forse si dovrebbe parlare non meno del can can sollevato dal mitologico articolo 18, si scopre che in soli 4 giorni ben 20 mila fra giovani, professionisti ed insegnanti hanno aderito all’iniziativa e che probabuilmente, di questo passo, entro il  24 aprile, data di scadenza della consultazione, potrebbero essere centinaia di migliaia i partecipanti: qualcosa di molto più significativo di un sondaggio e solo meno formale di un’elezione. Un evento questo che vedo assai snobbato dai vari opinion leader, singoli o comunitari, dell’innovazione, e che invece dovrebbe prevedere l’organizzazione di forum e discussioni per promuovere una partecipazione collettiva delle diverse comunity e blog che discutono da anni di  autogestione del sapere.

Conclusione: la disintermediazione è ormai pratica di massa. Cambiano le regole, aumentano le discontinuità, si fanno più acuti i diagi dei mediatori, si incrementa l’eccitazione dei partecipanti. Il combinato disposto di questi fattori ci dà la causa della crisi dei partiti e del processo di inno0vazione in corso.   Ancora una volta si conferma che non è il lavoro l’ordinatore sociale ma il processo di relazione di cui il lavoro può essere una variabile.

Siamo dinanzi al terzo mulino, dopo quello ad  acqua e quello a vapore, tocca a quello digitale, avrebbe detto un grande disintermediatore del passato.

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