Significativamente Oltre

VELTRONI O CHI?

Adinolfi, Bindi, Colombo, Letta, Schettini, Veltroni (in rigoroso ordine alfabetico).

A chi affidare la guida del Partito Democratico?

A me pare che la “novità” potrebbe cominciare proprio col dare minore importanza a una domanda che appassiona tanto i giornali. Se sarà “democratico, davvero”, come chiede Rosy Bindi, allora anche il ruolo e la responsabilità del “capo”, a dispetto di una dittatura mass-mediatica che impone personalizzazioni a oltranza, dovrebbero essere considerevolmente ridotti.

Riformare la politica, completare il cammino verso una democrazia aperta e compiuta: questo è il vero oggetto della nostra (temeraria ?) scommessa sul Partito Democratico. Liste e candidati per il 14 ottobre andrebbero scelti con questo criterio: chi è più in grado di farci vincere quella scommessa?

Il candidato favorito, Walter Veltroni, darebbe le migliori garanzie al riguardo, se non fosse per quell’atto di nascita della sua candidatura firmato D’Alema e Marini e per quell’accoppiata con Franceschini che incoraggia a pensare ad un patto federativo DS-Margherita, più che a un partito “davvero nuovo”. Ma lasciatemi dire in proposito, a me che ho passato una vita incollato al confine tra utopia e realismo politico, che almeno in questo caso la scelta del leader può essere fatta serenamente, secondo le affinità di ciascuno, con un mix di coraggio e buon senso. E infatti Rosy Bindi, più ancora di Franceschini e Letta, ha dato ampia prova di anticonformismo e indipendenza dalle vecchie logiche di partito. Per non parlare di Furio Colombo, che più di qualsiasi altro meriterebbe il titolo di “cittadino prestato alla politica”. Così anche per gli altri.

Restituire la politica ai cittadini: questo è il nostro orizzonte. Altrettanto importanti dell’elezione del leader nazionale, se non di più, saranno le elezioni dei segretari regionali e di tutti coloro che saranno chiamati a discutere e approvare manifesto e statuto del nuovo partito.

Decisivo sarà soprattutto che chiunque faccia politica, a qualsiasi livello, accetti di vivere il proprio impegno al servizio della collettività, fuori da ogni interesse personale o di gruppo che non sia quello, legittimo, al sostegno dei valori in cui crede.
Ma restituire la politica ai cittadini vuol dire anche una scelta non equivoca del bipolarismo, perché soltanto i trasformisti o i nostalgici della prima repubblica preferiscono che siano gli eletti e non gli elettori a decidere sulle alleanze politiche e di governo.

Vuol dire, infine, stabilire nello Statuto nazionale e in quelli regionali regole che assicurino, insieme con il contributo delle associazioni che arricchiscono il panorama ulivista, un concorso permanente degli iscritti e dell’elettorato alle decisioni più rilevanti.

www.nandocan.it

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