Significativamente Oltre

LACORAZZA: PD, GRANDE SFIDA

Intervista di Canio Smaldone

Il giovanissimo segretario dei Democratici di sinistra di Basilicata, Piero Lacorazza, 30 anni appena, ci parla della “grande e straordinaria sfida” rappresentata dal Partito democratico, la cui realizzazione considera strategica per un generale rinnovamento della politica.

Segretario Lacorazza, innanzitutto, perchè il Partito democratico?
Basta guardare la politica italiana per rendersi conto della sua assoluta necessità. Entrambe le coalizioni appaiono divise e frammentate al loro interno. Occorre una profonda riorganizzazione dell’intero sistema politico perché il paese ha bisogno di una politica forte e autorevole. Il Pd rappresenta una grande e straordinaria sfida, ma da solo certo non basta: occorre modificare una legge elettorale che non assicura governabilità e impedisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, e poi bisogna avviare una serie di riforme istituzionali. Partito democratico, legge elettorale, riforme istituzionali: sono queste le risposte da dare alla frammentazione del sistema politico. In questo senso va il mio personale sostegno al referendum elettorale, pur sperando in un accordo in parlamento. E’ un fatto di coerenza, altrimenti la costruzione del Pd e la riforma della politica sarebbero più difficili.

Come immagini la fase costituente che porterà all’appuntamento del 14 ottobre, data scelta per eleggere l’Assemblea costituente del Pd?
Penso a una costituente delle persone e dei territori. Quando dico “costituente delle persone” intendo la possibilità per ognuno di stare nel Pd per la storia che rappresenta: socialista, comunista, socialdemocratica, cattolico-democratica, ma anche ambientalista. Il Pd deve promuovere e salvaguardare il pluralismo nella fase costituente, solo così ognuno avrà cittadinanza politica al suo interno. Per “costituente dei territori”, invece, penso a un partito federale in cui i territori pesino e contino anche nelle scelte di carattere generale. Dobbiamo dare spazio e forza ai tanti amministratori locali che sono quotidianamente a contatto con i cittadini, così il processo non solo avrà più capacità di coinvolgimento, ma eviterà di essere la salvaguardia di equilibri esistenti.

Una testa un voto, quindi. Senza quote riservate ai partiti?
Il principio ”una testa un voto” va bene. E’ necessario, però, costruire un equilibrio tra la libera scelta dei cittadini e la funzione dei partiti. Questo principio serve per far contare di più i cittadini, non deve essere un modo per considerare i partiti inutili orpelli. Questi vanno certamente riformati, vanno aiutati ad aprirsi, ma senza circoli, sezioni e solo con i gazebo avremmo il rischio di favorire l’ascesa del notabile di turno, forte sul territorio, magari non per nobili motivi. I partiti, invece, con i loro difetti, rimangono ancora il luogo della composizione degli interessi e della mediazione tra le idee, le persone, i territori. I partiti, quindi, vanno riformati ma non possono essere cancellati per decreto. Tra questi due estremi va bene il principio “una testa un voto”.

Quale sarà l’identità del Partito democratico?
Il Pd dovrà essere un partito plurale che deve costruire la sua identità “in divenire”. Non è possibile costruire oggi un partito con le stesse categorie del Novecento: il capitale si è trasformato, il mondo del lavoro è cambiato, la globalizzazione mette a rischio la tenuta degli Stati-nazione. Libertà e solidarietà sono i valori che nutriranno l’identità, che si sedimenterà nel tempo alimentandosi dal pluralismo delle idee a cui accennavo prima. La forma organizzata del Pd, inoltre, deve coniugare tradizione e innovazione, ovvero far incontrare le sezioni e i circoli con gli strumenti e i linguaggi delle nuove tecnologie. La politica non può più pensare di incontrare persone, giovani soprattutto, solo con i canali di partecipazione tradizionali.

Si teme che in periferia il processo di costruzione del Pd sarà più difficile, per via dei personalismi locali. Per quanto riguarda la Basilicata, sei ottimista?
Si, sono ottimista. Le lotte politiche nei comuni hanno spesso prodotto spaccature, rotture. Andrebbero evitate, quindi, inutili forzature e aspettare che il processo politico arrivi a maturazione. La soluzione sta nello stabilire una direzione di marcia, pensare a quale Basilicata vogliamo e metterci in cammino, insieme. In questo modo riusciremo a costruire gli equilibri necessari.

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