Significativamente Oltre

GOOD BYE TONY

di Marco Giordano

E’ finita l’epoca di Tony Blair. Chiunque si riconosca, in un modo o nell’altro, in una cultura di tipo riformista non può che nutrire una gratitudine e un’ammirazione immensa per quest’uomo che, insieme ad altri (e penso innanzitutto a Gordon Brown e Anthony Giddens), ha traghettato il Labour verso l’era globale, illustrando al mondo intero quali sono le nuove frontiere ed i nuovi orizzonti della sinistra mondiale.

Cosa significhi, oggi, equità e giustizia sociale ce l’hanno insegnato Tony e i suoi boys: uguaglianza di opportunità, garantire a tutti, ad un tempo, basi di partenza e strumenti culturali, sociali e formativi omogenei, ed allo stesso modo la certezza che i destini professionali ed economici siano determinati in base al merito, l’applicazione, la passione delle persone.

Per primo, dunque, il leader inglese ha riunificato nella cultura progressista i due principali termini della rivoluzione francese, uguaglianza e libertà, riconoscendo a quest’ultima la doverosa primazia: soltanto nella libertà vi è uguaglianza, aborrendo quell’odioso egualitarismo al ribasso che ancora, ahinoi, informa gran parte del bagaglio ideologico dei partiti socialisti e dei sindacati continentali, per i quali vi è giustizia sociale soltanto nell’appiattimento sic et simpliciter degli standard retributivi (economici e non) delle varie categorie umane.
Non a caso il new Labour è stata l’unica formazione progressista a vincere, e ripetutamente, in Europa (do you understand PSF e DS?), perchè è stata l’unica a recepire e interpretare le istanze progressiste effettive nelle società moderne: il riconoscimento e la valorizzazione del merito.

Senza Blair e il New Labour oggi non esisterebbe il progetto del PD, Segolene Royal e il suo tentativo di rinnovamento di quei quattro babbioni del PSF e il socialismo liberale, libertario e ciudadano di Josè Luis Rodriguez Zapatero e il suo Nuevo Psoe (guarda caso l’unica altra formazione progressista che vince oggi in Europa).
Peccato che non proprio tutti abbiano appreso a pieno la lezione.
Come in ogni classe, anche in quella del riformismo europeo c’è qualche elemento che rimane un po’ indietro rispetto agli insegnanti e ai compagni più brillanti.

Tipo gli amici dell’Unità, che invece di tributare un doveroso omaggio al leader laburista, sulla prima pagina del loro fogliastro titolano: “Blair se ne va e lascia in eredità il disastro dell’Iraq”.

Come se la parentesi più significativa dei 10 anni di governo blairiano fosse l’Iraq.

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