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BELLA NAPOLI, OVVERO VEDI NAPOLI E POI MUORI

di Luigi Restaino

La situazione di Napoli, e della Campania in generale, alla fine è emersa, in tutta la sua gravità, agli occhi di tutti, e per tutti intendo proprio tutti, dalla Francia alla Cina, dall’Argentina al Canada, con buona pace degli spot di Cannavaro e company e degli uffici di rappresentanza a New York.

Altro che marketing territoriale! Era difficile non capire che presto o tardi (in tal caso tardi visti i 15 anni passati nella “emergenza”, e non capisco ancora come si possa parlare di emergenza dopo 15 anni) i problemi sarebbero venuti fuori ed avrebbero sommerso la città, la provincia, la regione, il paese.

Parlo di problemi politici ovviamente, della incapacità di una intera classe politica campana (da destra-destra a sinistra-sinistra) a gestire, non dico problemi eccezionali (non stiamo parlando del sisma del 1980 o dell’eruzione del Vesuvio del 74 d.C.) ma neppure la normale amministrazione (perché di questo si tratta). Bassolino da sindaco aveva fatto ottime cose, e tanto era il consenso che aveva saputo giustamente meritarsi che durante le elezioni per il suo secondo mandato circolava la battuta che neppure san Gennaro poteva battere don Tonino.

Eppure da governatore la situazione a Napoli è andata sempre più peggiorando e con essa in Campania. Come mai?

Forse perché la politica campana, o meglio i miopi politici campani concentrati sul proprio ombelico, da tempo, troppo tempo hanno dimostrato la volontà di gestire l’amministrazione della cosa pubblica (loro affidata dai cittadini) con logiche clientelari, familistiche, affaristiche e fin troppo spesso consociative… un intreccio di interessi, di affari, di incarichi, di favori, di piaceri, di legami, di relazioni che lungi dallo spingere lo sviluppo e la qualità della vita del territorio si è incancrenito (complice la sempre presente malavita organizzata) in una metastasi che sta uccidendo il paese.

Piange il cuore a vedere la città che nell’ottocento era una delle mete del gran tour da parte di aristocratici e ragazzi bene di tutta Europa, che vantava una delle più innovative scuole di medicina e ingegneria, che aveva i più avanzati sistemi di ferrovie etc. essere precipitata lì dove la possiamo tutti vedere nei tg di mezza sera.

C’è sempre più fra la gente l’esigenza di cambiamento e di novità ma da decenni ormai in Campania nè il centrosinistra con Bassolino, Iervolino, Mastella, de Mita, ed altri arnesi da museo, nè tantomeno il centrodestra dove i campioni locali sono Vito-Mr-centomila e Cirino Pomicino, di cui non credo sia il caso di dire oltre, sono in grado di rappresentare questa esigenza.

 L’abbiamo vissuta sulla pelle nelle ultime votazioni primarie per il PD in Campania, dove incredibilmente ci si è ritrovati a discutere della opportunità di scegliere per la guida locale del “nuovo” partito di un giovane dell’età di 81 anni quale è Ciriaco de Mita (che sicuramente ha avuto grandi responsabilità in passato all’epoca di Reagan, della Tatcher, di Breznev e conserva competenze e lucidità per ben consigliare… ma sarebbe stato come far guidare la nuova Ferrari 2008 non dico a Schumacher, ma a Fangio…).

 Alla fine si è trovato un compromesso ed è stato “nominato” un suo accolito, ma questo per dire che la genet non ha avuto granchè scelta e che i problemi camminano sulle gambe delle persone, e se queste vacillano… non è un problema di età ovviamente ma di libertà politica di agire per una nuova fase, che non guardi in faccia a nessuno se non ai bisogni della gente ed a questa risponda.

Ci vogliono persone nuove. Senz’altro. Chi è stato responsabile della tragedia, chi ha condiviso, chi ha lucrato, chi ha approfittato non può restare, non può continuare, non può assumere nuove responsabilità.

 La cura non può essere omeopatica. Gli uomini del PD si comportino degnamente. Indichino personalità di spicco, lontane dagli interessi fin qui condivisi e si riparta da zero. Da zero. Uomini e donne giovani, nuovi, innovativi, europei.

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